Capita spesso, leggendo i giornali o ascoltando i TG, di imbatterci in questa parola, “inflazione”.
La nostra, quella di cui facciamo esperienza giornalmente, è un’economia di mercato in cui i beni possono subire aumenti o diminuzioni di prezzo in qualsiasi momento.
In questo tipo di economia, le variazioni di prezzo eccessive e su più voci di spesa danno vita alla cosiddetta inflazione.
Innanzitutto, cos’è un’economia di mercato?
Si tratta di un sistema economico in cui le decisioni su investimenti, produzione e distribuzione vengono guidate dai segnali di prezzo della domanda e dell’offerta.
Questi sistemi economici possono essere regolamentati liberamente o lasciati totalmente liberi dallo Stato, che in questo caso si occupa solamente di fornire beni e servizi e salvaguardare la proprietà privata.
L’aumento di prezzo conta di più su alcune categorie
Proprio così, quando si calcola l’aumento dei beni e servizi su un determinato periodo si tiene conto maggiormente dei beni per i quali le persone spendono di più.
Questo dipende anche dalle abitudini che hanno le famiglie. Il peso da attribuire ai beni e ai servizi nel calcolo dell’inflazione viene determinato proprio da quello che spendono mediamente l’insieme delle famiglie.
Il paniere di spesa
Si tratta di uno strumento utilizzato per monitorare i prezzi di beni e servizi e calcolare l’entità dell’inflazione. Ogni anno il suo “contenuto” varia a seconda delle abitudini delle famiglie.
È stato creato per la prima volta nel 1928. Nel primo paniere erano presenti solamente 20 prodotti. Ad oggi, nel 2023, consta di 1885 prodotti elementari.
Di cui moltissimi alimenti biologici e diversi servizi nuovi come la riparazione degli smartphone e l’acquisto di capi di abbigliamento innovativi.
Il problema dell’inflazione negli ultimi mesi
Partiamo dal presupposto che un livello di inflazione controllato è una componente sana delle economie di mercato. L’aumento dei prezzi è sintomo di un’economia che funziona, questo finchè le aziende producono a un ritmo che coinvolge molti lavoratori. Poca disoccupazione e salari in aumento. Questo crea un circolo che rimane virtuoso finchè l’economia si “surriscalda” e i consumatori iniziano a domandare più beni e servizi di quanto le aziende siano in grado di produrre.
Arrivati a questo punto solitamente si assiste ad un’inflazione sopra la media, situazione che crea un problema notevole in quanto durante le fasi inflattive non tutti i prezzi e i salari aumentano allo stesso modo. Non adeguandosi immediatamente i salari, inizia ad essere faticoso da sostenere il costo della vita.
Le banche in questo caso intervengono aumentando i tassi di interesse di riferimento, ossia il prezzo del denaro.
L’inflazione che stiamo avendo modo di osservare ora deriva da diversi fattori
Un fattore è sicuramente l’economia che avanza velocemente, dopo il forte rallentamento imposto dalle restrizioni dovute alla pandemia da coronavirus. Mentre il secondo fattore è l’inflazione dal lato dell’offerta, dovuta prevalentemente all’aumento dei prezzi dell’energia.
In realtà, monitorando la cosiddetta “inflazione di fondo” (ossia la sottrazione tra inflazione complessiva e componente più volatile dei prezzi), si deduce che in Europa l’aumento del costo dell’energia e dei beni alimentari spiega poco meno della metà dell’inflazione europea. Ne consegue che nell’area dell’euro ci troviamo di fronte a un’inflazione perlopiù da offerta.
Le conseguenze dell’inflazione sui cittadini riguarda la capacità di acquisto, che a parità di reddito si riduce notevolmente.
Questo fenomeno colpisce maggiormente le fasce più povere della popolazione, a settembre è stato calcolato in effetti che l’inflazione per la fascia più povera della popolazione italiana è stata di quattro punti percentuali più alta rispetto alle famiglie più abbienti.
Ultimi aggiornamenti
L’ISTAT ha da poco diffuso i nuovi dati sull’inflazione in Italia che confermano la discesa dei prezzi al consumo. A febbraio l’inflazione è pari al +9,1% su base annua, in lieve calo rispetto alle stime provvisorie pubblicate due settimane fa (9,2%). La flessione è dovuta all’attenuazione dei prezzi dei beni energetici.
Secondo quanto annunciato dal Consiglio direttivo della BCE, l’inflazione nell’area Euro resterà a livelli alti per tutto il 2023, ben al di sopra dell’obiettivo del 2%. Il nuovo rialzo dei tassi, hanno riferito, sarà di 50 punti base
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